The day after. Storie di piagnoni, di leoni e di baluardi. E quella leggenda di Re Mida…

Mi sono intrufolato ieri sera prima di addormentarmi in un qualche blog e sito dedicato al mondo Napoli e non ce n’è uno che non si lamenti dell’arbitro Ayroldi. Un po’ come accaduto in campo dove la comitiva azzurra (anche se di azzurro aveva ben poco vista la nuova maglia maradonaniana, davvero impegnativa alla vista) ha piagnucolato dall’inizio alla fine con il fischietto di Molfetta. Due rigori non dati a Osimhen, cartellini distribuiti a casaccio, tempo di recupero non adeguato sono le accuse principali. Vere o non vere, adesso serve a poco, ma è un discorso generale di cultura calcistica che manca a Napoli o più semplicemente nell’Italia tutta. Spalletti ha chiaramente detto: “Siamo noi che abbiamo fatto troppo poco”. Questo è il punto: ammettere i propri sbagli e non trovare sempre e per forza un colpevole “altro” è così difficile? Una grande squadra, che gioca per lo Scudetto, si vede anche da questi dettagli. Bravo Ayroldi a non cadere in provocazioni e simulazioni in campo per quasi 90 minuti (i due gialli a Kalinic puzzano di tensione finale) e bravo Tudor nel dire che è difficile arbitrare l’Hellas, squadra che ha nel suo dna forza, pressione e fisicità, che non significano necessariamente falli.
Ecco il vero colpevole dello stop e dei piagnistei partenopei è il Verona, impeccabile anche ieri sera. E se nelle gare precedenti la forza della “Tudor band” stava nell’attacco esplosivo, nelle ultime quattro, difficilissime, gare, è la difesa ad essere tornata a brillare. Günter in due domeniche ha annullato Morata e Osimhen, due dei migliori punteros d’Europa; per Dawidowicz sono finiti gli aggettivi e adesso si candida ad essere la prossima clamorosa plusvalenza di D’Amico; Ceccherini è tornato concentrato e baluardo, dopo un inizio stagione da bollino rosso; Casale è il campioncino del futuro: più vicino a Kumbulla che a Lovato; Magnani il quinto super affidabile e dal fisico granitico che quando viene chiamato in causa risponde sempre presente. A parte qualche indecisione intermittente di Montipò, il reparto in sè funziona perfettamente, in sintonia con gli altri, sempre sapientemente coperto da due baluardi incredibili come Tameze e Veloso. Insomma, Tudor ha sistemato il reparto che ha fatto le fortune del croato che lo ha preceduto a Verona. Se si aggiunge che là davanti la media gol è quella delle amichevoli estive contro Damiano Tommasi e i suoi amici, si comprende ancora meglio la classifica dell’Hellas da quando in panchina è seduto il tecnico di Spalato bis.
L’attacco, appunto. L’ultimo pensiero va al Cholito, uomo che quando tocca palla fa gol. Assurdo ma vero. Le settimane scorse lo abbiamo ribattezzato Re Mida perché veramente diventa oro ogni pallone che finisce tra i suoi piedi. Stavolta però vorremmo fermarci un attimo di più sulla leggenda del mitico re che aveva ricevuto questo dono fantastico e dannato dal Dio Dionisio. Terminato il potere di trasformare in oro tutto quello che toccava, Re Mida aveva litigato con il Dio Apollo che gli aveva fatto crescere le orecchie d’asino. Ecco, questo è il calcio, e il Simeone di Genova e Firenze sa benissimo come era diventato il Simeone di Cagliari. Il calcio dà e toglie da un giorno all’altro, un giorno sei un campione, il giorno dopo un brocco. E se non ci credete andate a chiedere a Lasagna. Quindi, fa bene l’universo Hellas a godersi le imprese impareggiabili di Re Mida Cholito Simeone e dei suoi compagni di viaggio, ma con i piedi ben ancorati per terra, perché le orecchie d’asino ci mettono un attimo a spuntare.

Foto: instagram Hellas Verona

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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