The day after. Turnover, questo sconosciuto. E quella pista da atletica assurda…

Abbiamo finalmente capito, dopo la Samp, qual è il vero limite di questo Hellas: giocare a calcio contro squadre chiuse che di giocare non ne hanno molta voglia. È successo con il Cagliari, in cui Mazzarri al Bentegodi ha praticato l’anticalcio, è successo a Torino con il Toro del difensivista Juric, in casa con la Salernitana remissiva, ed è accaduto con la Samp. Mister Giampaolo in realtà non ha fatto vero e proprio catenaccio, ma già la scelta di formazione parlava chiaro: 4 difensori immobili con nessuna licenza di offendere e davanti a loro 3 centrocampisti fisici, agonisticamente cattivi, come Rincon, Thorsby e Vieira. Sette a protezione di Audero significa difendere e mettere così in difficoltà la squadra di Tudor che quest’anno ha sempre faticato davanti a squadre non propositive.
Il tecnico croato ha aggiunto anche che forse qualcuno dei suoi era stanco fisicamente e mentalmente. Anche questa cosa non è la prima volta che avviene. Già la stagione scorsa si era notato che Ilic, ad esempio, non era ancora pronto per giocare più gare ravvicinate alla stessa intensità, quest’anno è successo di nuovo. Ma non solo lui: Barak nel 2022 non ha ancora giocato alla Barak (colpa delle voci di mercato?), Simeone ha faticato oltremodo, Günter dopo l’8 in pagella con il Genoa ha inanellato due 5 consecutivi e due sostituzioni premature. Anche Faraoni e Lazovic con la Samp non hanno brillato. Turnover? Beh, se i panchinari giocano poco, mister Tudor avrà i suoi buoni motivi, però Sutalo ha ampiamente dimostrato di valere la categoria, Veloso è tornato, Lasagna e Depaoli scalpitano. Sugli altri c’è poco da dire: Cancellieri rimane il cruccio tattico dell’allenatore, mentre Praszelik e Retsos non hanno avuto la possibilità di dimostrare se e quanto valgono. Forse, comunque, è ora di far riposare un paio di elementi, anche perché chi è in panchina può avere motivazioni in più.
A proposito di motivazioni. Ieri il pareggetto incolore con la Samp ha portato a pensare al classico biscotto di fine stagione, anche legato ai tanti denari che girano in questi giorni tra le due società (Caprari, Magnani, Depaoli). Biscotto è parola grossa, patto di non belligeranza forse anche. Magari si è trattata più di una partita brutta, tra una squadra sottotono e una scarsa, e in cui la fame di vittoria non era così presente in nessuna delle due. Alle volte non serve dirsele certe cose, basta uno sguardo nel tunnel degli spogliatoi e tutti felici.
In questo day after vogliamo fare un appunto finale per quel meraviglioso adesivo con il simbolo del Verona applicato sulla pista da atletica davanti alle panchine. Splendido, ma… è mai possibile che nel 2022 non si sia in grado di usare materiali antiscivolo? Giocatori, tecnici, raccattapalle, bambini di inizio match: erano già caduti con l’asciutto due settimane fa, figurarsi ieri con il bagnato. Sembrava di essere a Mai dire gol… L’elemento grafico è indubbiamente molto bello, ma si sta rivelando pericoloso e inaccessibile, non solo per chi indossa le scarpe con i tacchetti. Fossimo in Setti, una telefonata alla ditta che ha realizzato quest’opera d’arte inadeguata la faremmo… ma finchè sono questi i problemi che assillano il Verona, allora si può dormire più che tranquilli!

Foto: instagram Hellas Verona

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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