Tutto Setti alla Gazzetta: “Vi spiego l’esonero di Di Francesco. Tudor? Mi ha stupito”

Ecco l’intervista completa alla Gazzetta dello Sport rilasciata oggi dal presidente del Verona, Maurizio Setti.

«Credo che questa stagione sia la prima o la seconda – dopo il debutto in A – più bella della mia gestione. Come organizzazione di gioco, spettacolarità e risultati, di certo è la squadra più bella. Siamo molto contenti perché l’obiettivo l’abbiamo raggiunto molto prima della fine».

Sogno nel cassetto… 

«Tanti anni fa dichiarai che mi sarebbe piaciuto vincere la Coppa Italia che per caratteristiche nostre con un po’ di fortuna poteva starci. Ne ho avuto tante di gioie, forse quella che mi manca e sto provando a chiudere è il centro sportivo. Ci stiamo lavorando. I record? Belli, interessanti, ma alla fine è nella continuità che si trovano le soddisfazioni».

Perché l’esonero di Di Francesco.

«Semplice: ci siamo resi conto che il modo di allenare non rispecchiava quello di cui la squadra aveva bisogno. Venivamo da certe caratteristiche di sacrificio, lavoro duro. L’esonero non è stato deciso tanto per i tre ko di fila, ma perché tra le parole dette e i fatti non c’è stata coerenza. Senza nulla togliere a Di Francesco, che è bravo,oggi il calcio ha bisogno di uno staff diverso da quello che aveva lui. E lo ha capito».

La scelta di Tudor. 

«Era in linea con la nostra filosofia. E poi a inizio stagione era tra i papabili, l’avevamo già studiato e analizzato. C’era bisogno di concetti già acquisiti, così abbiamo pensato a un tecnico che aveva nelle corde un certo calcio. Poi Tudor ha stupito tutti. Anche me. Per fortuna nella scelta siamo caduti anche meglio di quello che speravamo. È bravissimo. Sapevamo di avere una buona squadra, che valeva la salvezza. Invece siamo andati oltre le previsioni, abbiamo già gli stessi punti della scorsa stagione, anzi due in più perché allora c’era stata la vittoria a tavolino con la Roma. Sono convinto che questa è la squadra più forte che abbia avuto, inclusa quella dei 54 punti fatti con Andrea Mandorlini. Poco spazio ai giovani? Non credo che Igor non veda i giovani. È che davanti andiamo alla grande e Cancellieri dovrebbe sostituire una delle punte».

I singoli. 

«Per niente sorpreso da Simeone e Caprari. Sono contento che le scelte mie e di Tony D’Amico, più sue che mie per la verità, abbiano funzionato. Li avevamo cercati anche prima, questa è la prova di ciò che credevamo: non stavano meritando la giusta considerazione. Devo fare un applauso a noi però, perché abbiamo costruito un sistema che dà la possibilità ai giocatori di rendere al massimo. L’esempio più lampante è Caprari che, lo ha dimostrato anche con il Genoa, ha quello spirito di grinta e sacrificio che nessuno gli riconosceva. Ilic? Può fare molto di più, deve maturare come ragazzo, rispetto alle sue possibilità che sono infinite. Anzi, mi aspetto che in queste 7 partite dimostri che vuole diventare un campione da Champions».

Tony D’Amico. 

«Intanto ha altri due anni di contratto: nessuno, tra virgolette, me lo può portare via. E poi vale il discorso che feci per Juric, nella vita bisogna essere felici in due. Io so che ho dato a D’Amico una chance che nessuno gli avrebbe dato».

Verona giudice dello Scudetto. 

«Nelle ultime sfide a San Siro siamo stati sfortunati, potevamo prenderci qualche punto. Noi ci andiamo con l’idea di fare una gara importante. Loro sono i campioni d’Italia e avranno lo stadio pieno: questo ci piace, ma di certo non tremeremo, non abbiamo nulla da perdere. Chi vince lo Scudetto? A luglio dissi Napoli. Per me è il più forte nei primi 13-14 giocatori e questo poteva essere l’handicap, ma ha contenuto le tante assenze durante la stagione. Invece c’è la sorpresa e il piacere di vedere il Milan davanti per Pioli, che ho avuto a Bologna e che mi piace per caratteristiche sia umane che di lavoro. L’Inter è campione e ha l’organico più completo. Ma deve vincerle tutte e già se perde punti con noi si fa dura. Sarà lotta fino alla fine ma io vedo quell’ordine lì: Napoli, Milan, Inter».

Fonte: Gazzetta dello Sport

Foto: instagram Hellas Verona

Damiano Conati

Sono nato a Verona nel 1982, sono sposato e ho tre bellissimi bambini. Laureato in Scienze della comunicazione, sono iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005. Giá collaboratore di molte testate locali, presidente di una società di basket, ho vissuto tre anni in missione in Brasile e attualmente lavoro come operatore sociale in Caritas Verona.

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