Viaggio nei meandri del calcio mercato (parte 3) 

di Damiano Conati

– Gli intermediari

Chiamatelo intermediario, agente Fifa o con il termine ormai vintage, procuratore sportivo. È lui la variabile impazzita nell’equazione matematica del calcio mercato. Perché se ci fossero due protagonisti tutto sarebbe più facile: le società da una parte, i giocatori dall’altra. Invece no, l’intermediario ci mette sempre del suo. Ma chi è in realtà? È colui che negozia, per conto degli atleti, i contratti con le società sportive ottenendo, in cambio, una percentuale dell’ingaggio.
Fino ad aprile scorso era una figura riconosciuta (il nome era agente Fifa) e aveva bisogno di alcuni requisiti minimi per operare: un diploma, il casellario penale intatto, oltre al conseguimento di una licenza. In Italia c’è una scuola per procuratori che produce circa 1500 agenti, il doppio e talvolta il triplo rispetto alle altre federazioni. Nel 2013 erano meno di mille, appena 500 cinque anni fa: d’altronde in questo periodo di crisi lavorativa, i giovani tentano anche la carriera di procuratore, che, se fatta bene, può portare anche discreti guadagni. 

Purtroppo però dalla primavera scorsa, grazie ad una intuizione di Blatter, uno che non ha propriamente il casellario penale intatto, tutti questi giovani hanno scoperto di aver studiato per niente, o quasi… La signora Fifa ha infatti stabilito che chiunque potrà essere intermediario di un calciatore: bastano un diploma qualsiasi, una buona reputazione e l’assenza di conflitti d’interesse. Cosa significa questo? Che si rischia caos nelle trattative o addirittura l’inserimento di personaggi non qualificati e a volte anche poco raccomandabili. C’è il rischio di un aumento di truffe, non solo economiche ma anche sportive, con la possibilità per un diesse di aver trovato una stella, che in realtà è una stalla.

Senza contare un aspetto ancora molto oscuro nel calcio italiano. Perché, mentre in Inghilterra annualmente viene pubblicato un report per documentare i soldi versati da ciascuna società agli agenti, da noi tutto è avvolto dal mistero. E il problema dei pagamenti in nero è dietro l’angolo. 

Un’altra difficoltà per le società è che il nuovo regolamento Fifa prevede che non solo le persone fisiche, ma anche quelle giuridiche possano ricoprire il ruolo di intermediario. 

Alcuni agenti lavorano in proprio, ma con questa norma, buona parte di loro fa parte di compagnie. E oltre a gestire i contratti degli atleti, curano spesso anche le loro relazioni pubbliche. Alcune grandi agenzie gestiscono persino tutti i loro aspetti finanziari, come il pagamento delle tasse o nella vita d’affari. 

Sempre di più sono gli agenti del calcio che cercano di accaparrarsi ragazzi molto giovani, sul modello dell’hockey su ghiaccio americano, dove i procuratori guidano i ragazzi già dai 15 anni. Ma la situazione più clamorosa e strana è quella del calcio sudamericano. Qui i procuratori hanno vere e proprie holding che gestiscono un elevatissimo numero di calciatori e spesso sono i proprietari del cartellino, o di una parte, di ciascun calciatore. Così le società per acquistare un giocatore devono trattare con tre attori: la società dove gioca, la holding che detiene il cartellino e il calciatore stesso per il contratto. Sempre più rari i casi alla Yepes. Il colombiano arrivò in sede del Chievo per trattare il suo passaggio al club della Diga, tutto solo. Senza intermediari, agenti, holding o agenzie. Yepes-Sartori: l’affare si chiuse con una stretta di mano. Patti tra gentiluomini, sempre più rari nel calcio mercato d’oggi. 

Del mondo sudamericano tratteremo prossimamente perché merita un capitolo tutto suo. Nel frattempo in queste tre puntate, abbiamo voluto sottolineare quanto sia difficile e affascinante fare mercato. E quante sfaccettature può avere questo mondo. In attesa che Bigon faccia davvero del suo meglio per regalare al Verona giocatori all’altezza.

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