Winck: “Qui in Italia il terzino deve solo saper difendere”

di Damiano Conati

Finalmente fatto almeno scaldare da Mandorlini nel match con l’Udinese, Claùdio Winck non sta vivendo un bel periodo a Verona. Lui che è terzino destro brasiliano, quindi abituato alla spinta, e già convocato in passato nelle nazionali giovanili carioca. D’altronde in Italia la fase tattica è portata spesso all’esagerazione e per un terzino destro in una difesa a 4 c’è bisogno di tempo per abituarsi. Diverso discorso per le squadre che giocano a tre dietro: il laterale deve coprire tutta la fascia ed è più vicino allo stile di gioco verdeoro. Ecco allora che per esempio per Edenilson (Genoa prima, Udinese oggi) e Bruno Peres (Torino) è stato più facile adattarsi al calcio italiano visto che Gasperini, Colantuono e Ventura li hanno posizionati esterni in un centrocampo a 5.

Ma la domanda non è tanto quella del perché sia stato acquistato un giocatore estraneo al modulo del tecnico, visto che è giovane e può crescere e adattarsi, ma ci si chiede se è veramente un giocatore pronto al nostro campionato. Se non lo fosse, sarebbe stato un errore di valutazione di Bigon. Se lo fosse, sarebbe un errore mandorliniano non lanciarlo in prima squadra. Colpa di uno o dell’altro, fatto sta che dovremo probabilmente aspettare Verona-Pavia del 2 dicembre in Coppa Italia per vederlo debuttare in maniera ufficiale con i colori gialloblù. Proprio in questi giorni Winck ha parlato ad un’emittente radiofonica brasiliana (Esporte Band RS) e alcune sue parole hanno fatto un certo effetto, perché lasciano intendere che a gennaio potrebbe andare via per giocare con continuità e ritrovare la Seleção. Proponiamo l’intervista dei colleghi brasiliani e le risposte del terzino.

Che tipo di calcio hai trovato in Italia?

“Qui ci si allena molto sulla fase di marcatura. Per me è un periodo fondamentale della mia carriera questo in Europa per crescere e maturare”.

È il calcio che ti aspettavi?

“Qui in Italia vogliono che il laterale difensivo difenda solamente. Non è facile per me, mi sto adattando e sto tentando di migliorare questa fase”.

Sappiamo che stai lavorando duramente e che non hai più avuto infortuni muscolari. Forse all’Internacional avevi solo bisogno di giocare con continuità, cosa che non ti hanno concesso. E se la squadra di Porto Alegre volesse riportarti alla base?

“Non potrei mai dire di no all’Inter. Giocare con quella maglia è come sentirsi a casa”.

Non solo il biancorosso dell’Internacional, ma anche il verdeoro della seleção brasiliana…

“Lo so che il commissario tecnico Dunga ha affetto per me e se potessi avere anche solo una chance, so che potrebbe ricordarsi di me. L’anno prossimo ci sono le Olimpiadi in Brasile e un pensiero ce lo faccio”.

Ma per giocare in nazionale, dovresti giocare nel tuo club…

“L’Olimpiade in casa è un mio obiettivo. Sarà sicuramente difficile, ma ho tutta la prima metà dell’anno prossimo per dimostrare il mio valore”.

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