Di Francesco gioca con gli esterni d’attacco, un po’ come fa il suo maestro Zeman. Larghi, magari schierati sulla fascia più debole, per poter accentrarsi e calciare in porta con il piede forte. Occhio però: gli esterni di Di Francesco raramente vanno al cross, ma si incrociano spesso in schemi d’attacco studiati e provati più volte.
Di esterni d’attacco, il Verona oggi non ne ha. C’è Zaccagni a cui è stato detto di non disfare la valigia che sta utilizzando ad Ibiza in questi giorni: il Milan sta facendo sul serio. C’è Lazovic, ma Di Francesco ha già lasciato intendere che lo farà giocare laterale sinistro del centrocampo come il suo predecessore. C’è Cancellieri che sarà studiato in ritiro e potrebbe diventare un grande talento, ma oggi è ancora troppo giovane e acerbo per capire l’impatto che potrà avere tra i professionisti. Infine c’è Ragusa, che il tecnico ha già allenato e fatto giocare parecchio a Sassuolo: ovviamente sulla fascia mancina, essendo Ragusa un destro.
Troppo poco. Servono due esterni titolari e altri due di sicuro affidamento. Oggi con Ragusa e Cancellieri soltanto, si può dire che il reparto è completamente da costruire.
Nomi? Facile dire Sottil che il tecnico ha apprezzato a Cagliari, ma la Fiorentina, che l’ha riportato alla base, è senza allenatore e quindi non lo lascia andare. Poi Ciurria, per il quale il dialogo con il Pordenone non è mai stato interrotto. Infine tanti nomi, soprattutto stranieri, con la consapevolezza che la scelta è importante visto che proprio da quel ruolo, ai tempi del Sassuolo, sono nate le principali plusvalenze create da Di Francesco.
Damiano Conati